2006年09月15日

Trezeguet: "La B? Non mi hanno dato altre scelte..."



「クラブが他の選択肢を与えてくれなかったからユヴェントスに残った。
ユーヴェの役員は8月10日に僕を招集したけど、それから何も話していない。
デシャンは夏に電話をかけてきて『我々と残るように』って言った。これが全部だ。
チームメイトは選ぶチャンスがあったけど、僕は状況に適応しなきゃいけなくて、
クラブと戦わないことを決めた。僕の立場はとてもデリケートだけど、ユーヴェをAに昇格させるために最善を尽くすよ。
今シーズンは複雑なのが予測できる、僕たちの間違いでBでプレーすることになったわけじゃないし。
それに代表でプレーし、7シーズンもチャンピオンズのレベルでプレーしたのが
急に2部でのプレーについて論じなきゃいけないなんて、あまりに珍しいことだよ。
ブランは元のレベルに戻るまで5年を必要とすると言ったけど、その時の僕は34歳だ…。」

「ワールドカップは僕にとってネガティブだった。みんなはPKのことを僕に聞き続けるけど、
一番の失望は僕にとって最後だったかもしれない大会でほとんどプレーできなかったことだよ。
ベンチの人?ドメネクはどんな説明もしてくれなかった。」

 L'INTERVISTA Trezeguet rompe il silenzio che durava da quattro mesi.
"Fermato da una telefonata."
"Deschamps mi ha detto: tu resti e io sono qui. Ma non tratto il prolungamento."

VINOVO.
Mai un sorriso, mai una battuta, mai nulla di trasgressivo rispetto al clichè molto professionale che David Trezeguet si è imposto da oggi, la vigilia del suo debutto in serie B, fino alla conclusione del campionato. Magari l'ultimo ( di sette) con la maglia della Juventus sulle spalle. Ma, per la verità, neppure un accenno polemico, un rigurgito di cattivo umore, un accenno a cosa poteva essere e non è stato. Il centravanti francese della squadra ex campione d'Italia, l'uomo che con il suo errore dal dischetto ci ha regalato la Coppa del mondo, è stato chiaro: con se stesso e con gli altri. Con la Juventus e con la Nazionale. Un'ora per spiegarsi, per spiegare, per raccontare, per puntualizzare nella palazzina che ospita la prima squadra, spogliatoi avveniristici, sala per la terapia laser, piscina da film per le cure fisioterapiche, sauna, bagnoturco, palestra per aspiranti Robocop, un paio di gigantografie alle pareti. Giocatori in festa, con la maglia rossa, lo scudetto cucito sul petto. Volti noti che non ci sono più.

Bentornato Trezeguet. Può svelare per quale motivo è rimasto tanti mesi in silenzio?
"Nessun mistero: non sentivo l'esigenza di parlare di me e del Mondiale."

E adesso?
"Adesso ho la situazione più nitida davanti agli occhi."

Cominciamo proprio dal Mondiale e dalla finale di Berlino. Da quel rigore sbagliato...
"Il rigore, il rigore... Tutti me lo chiedono. Per me è stato un Mondiale negativo perché ho giocato poco, non per il penalty che ho fallito. Poteva capitare a un altro. Lo considero un aspetto secondario di una vicenda enorme."

Cosa è successo?
"Niente, che nel bene e nel male decide sempre Domenech. Io sono a sua disposizione. In fondo, ha avuto ragione lui, con la solita formazione, senza mai modificare gli assetti e gli uomini, è arrivato dritto in finale. Al mio ct non ho chiesto delucidazione, non sono il tipo: mi sono adeguato e basta. Però, terminata la missione in Germania, mi sono posto il problema se fosse giusto lasciare la Nazionale oppure continuare. Mi hanno aiutato a scegliere i miei genitori, la mia famiglia, i miei amici e l'affetto della gente. È naturale, comunque, che un conto è disputare un Mondiale a 29 anni, un altro a 33."

Zidane-Materazzi, un caso internazionale abbastanza sovradimensionato: lei che idea si è fatto?
"Innanzitutto che ci mancheranno le magie di Zizou e poi che la sua immagine non è stata intaccata da un episodio, anche se molto spiacevole. Ciò che è capitato dopo, a noi giocatori non interessa. Mi creda, è stato più tremendo assimilare la sconfitta."

L'Italia è campione del mondo ma è davvero a squadra più forte del mondo?
"Il Mondiale è una competizione in cui bisogna giocare bene ed essere fortunati. La Francia è cresciuta dagli ottavi in avanti, l'Italia ha conquistato la vittoria con il suo classico stile di gioco. Allargando il discorso, cioè uscendo da quel mese fittissimo di partite, il rapporto di valori forse un po' cambia."

Il recente 3- 1 di Parigi, a Saint Denis, è la prova provata del suo ragionamento?
"Sono del parere che in quella sfida abbia inciso parecchio la preparazione atletica. Ma gli azzurri si mettano in testa che d'ora in avanti sarà sempre una battaglia: tutti ti aspettano, tutti si impegnano di più, tutti vogliono batterti per appuntarsi una medaglietta. Pure noi, dopo il trionfo del ' 98, abbiamo patito nei primi incontri. È una fase di assestamento inevitabile."

Donadoni non possiede l'esperienza e lo spessore di Lippi...
"Chi viene dopo un ct campione del mondo deve svolgere lavoro doppio. Ma i miei compagni di squadra mi hanno descritto il vostro allenatore come una persona preparata. Risalirete, state tranquilli."

La liaison tra lei, il Mondiale e la Juventus è una dichiarazione di Deschamps: Trezeguet e Camoranesi facciano i loro interessi e si impegnino. Così non perderanno il posto in Nazionale. Concorda?

"Sinceramente cosa dicono gli altri non mi importa. Ripeto, sono a disposizione, se mi verrà chiesto darò il mio contributo. Ma per me, Boumsong e ci infilo pure Zebina è un discorso a parte. Giochiamo in un club di alto livello, però...."

Però, lei voleva lasciare la Juventus e non glielo hanno consentito.
"Ho ricevuto una telefonata da Deschamps. Non è stata una chiacchierata, ma una comunicazione di servizio: sei convocato per il 10 agosto. Stop. Tre giorni prima, dal 7, ho iniziato la mia full immersion psicologica."

Tutto qui?
"Tutto qui. Io non sono una persona a cui piace andare alla guerra. La storia che mio papà voleva ricorrere alla Fifa è una stupidaggine. Ho preso semplicemente atto che la società non intendeva cedermi. Preciso solo che se siamo in questa situazione delicatissima, la colpa non è dei giocatori."

Ma un conto è scendere in campo con l'entusiasmo addosso, un conto per dovere professionale. Giusto?
"La realtà è la serie B. Parlare, parlare, parlare ancora non serve. Qui nessuno è contento: la società, la squadra, i magazzinieri, i tifosi, la città. Però, per rispetto della serie B, di chi la compone e di chi la va a guardare, abbiamo il dovere di impegnarci al massimo e di fornire un contributo determinante."

Ha ricevuto offerte vantaggiose? I nomi che circolavano erano quelli di Lione, Liverpool, Manchester United, Barcellona...
"Come tutti, quando è scoppiato lo scandalo e si è saputo che la Juventus sarebbe retrocessa, sono stato contattato."

Suo padre Jorge è stato visto a Manchester.
"No, no... In compenso, per cosa è stato detto e scritto mi sono preso persino gli insulti dei nostri tifosi a Cesena, in Coppa Italia. E loro sanno che sono attaccato alla maglia e che ho sempre cercato di sbattermi per la squadra. Eppure non ho protestato...."

I vostri sostenitori sostengono che chi se n'è andato sia un traditore, da Cannavaro fino a Zambrotta. Gli altri, in compenso, sono eroi...
"È un'accusa che non corrisponde al vero. Nessuno voleva andare via, però ciascuno di fronte ai disagi provocati da altri ha compiuto le sue scelte. Ribadisco: la situazione è molto, ma molto difficile. Per me, per Camoranesi, per tutti. Io ho memoria."

Cioè?
"L'anno scorso ho concluso la stagione a Bari, con lo scudetto sul petto. Poi sono andato al Mondiale e ho disputato la finale, adesso sono in serie B e domani mi attende il match con il Vicenza. Faccia un po' lei: è difficile come situazione?."

Sta discutendo il rinnovo del suo contratto?
"Assolutamente no. Non ritengo che sia il momento opportuno."
Le ha dato fastidio vedere il tricolore sulle maglie dell'Inter?

"Non me ne frega niente. Mi sono preoccupato di preparami fisicamente e mentalmente per la serie B. Che è un mondo inedito, inesplorato, insidioso. Dobbiamo guardare avanti, senza pensare alla penalizzazione da colmare, al - 17... Anzi, al  16. Il passato non conta più, c'è il presente. Non il futuro. Il presente. Alla Juventus sono cambiati lo spogliatoio e la società."

A proposito, quella vecchia l'ha delusa?
"Sì, i dirigenti mi hanno deluso tantissimo. E, con me, hanno deluso quattordici milioni di tifosi. Erano stati bravi, avevano creato un gruppo di campioni, insomma non ce n'era bisogno. Mi guardavo intorno e c'erano accanto a me Thuram, Cannavaro, Zambrotta, Vieira, Emerson, Ibrahimovic: fuoriclasse... Molti dei quali erano in campo il 9 luglio a Berlino. La delusione aumenta quando mi fermo a riflettere: noi giocatori ci siamo impegnati al massimo e abbiamo vinto sul campo. Forse c'erano di mezzo altri interessi."

Ritiene che la punizione inflitta alla Juventus sia eccessiva?
"Non ho seguito la vicenda dall'inizio. Però dobbiamo pagare. E dobbiamo fornire un'immagine diversa della Juventus e del calcio italiano
nel mondo. Detto questo, non mi pare che ci sia stata equità."

Le ha provocato una fitta la cuore assistere alle partite della Champions League da spettatore davanti alla tv?
"Provo a buttarla sul ridere ma non so se ci riesco: questa società mi aveva abituato troppo bene... Quattro scudetti, la finale di Champions League, le Supercoppe.
Non mi sono ancora reso conto della serie B e di cosa mi attende. I miei compagni invece hanno capito già a Rimini come funziona quest'anno. Si sono scontrati con le asprezze dell'ambiente, delle sistemazioni logistiche, degli avversari. Risalire in A sarà dura, malgrado nei piani del club sia l'obiettivo prioritario: io non sono il tipo che fa promesse, però mi impegnerò in modo totale per fornire il mio contributo. Ho voglia di giocare, il pallone è la mia vita. E sono curioso di cominciare questa nuova avventura."

Buffon sostiene che una stagione in serie B non sia poi una punizione infernale. Così potrà colmare una lacuna e conoscere Crotone...
"Lui magari ha potuto scegliere, io no. Scusi sa, ma ha presente? La telefonata di Deschamps, la convocazione per il 10 agosto, eccetera eccetera..."

Cobolli Gigli ritiene che sia indispensabile un po' di ironia per digerire il boccone amaro...
"E di pazienza."

Operazione simpatia: va di moda questo slogan.
"Sono più per l'operazione vittoria."

I nuovi dirigenti che impressione le hanno suscitato?
"Non li conosco, non li giudico. Ho un rapporto stretto solo il direttore sportivo, Secco, che prima era team manager."

L'hanno coinvolta nel progetto?
"Ho letto che Blanc ha parlato di riconsolidamento dei valori bianconeri nello spazio di cinque anni. Io nel 2011 ne avrò 34...."

Campa cavallo...
"Cominciamo a tornare in serie A."

Però lei sembra abbastanza pessimista...
"Sono obiettivo, è diverso. Per questo abbiamo bisogno dell'aiuto dei nostri tifosi. Non è una considerazione banale, è la verità. La gente deve starci vicina perché pochi di noi hanno percezione di ciò che capiterà e l'affetto esterno può agevolarci. Rimini, ad esempio, ci ha raccontato che conta poco la tecnica e parecchio la corsa, che il livello è più basso ma non meno selettivo. In serie B ci sono esigenze differenti."

E lei è pronto?
"Io si. Da dieci giorni mi alleno per recuperare la condizione atletica e spero di segnare tanti gol. È il mio mestiere. Ma a Cesena ho intuito che non sarà un campionato divertente per noi. Incontreremo squadre che faranno festa di fronte alla Juventus, la partita si trasformerà in un evento, avremo tanta pressione addosso. Dobbiamo portare rispetto, essere umili, non voltarci indietro, mettere una vittoria dietro l'altra e tirare una riga alla fine."

Boumsong è già un caso?
"Deve ambientarsi, come qualsiasi straniero. Quando abbiamo disputato l'amichevole con la Bosnia, ad agosto, mi ha confessato che era in trattative con la Juventus. E mi ha pure chiesto come si viveva a Torino. Allora c'erano ancora speranze di restare in serie A. Credo abbia compiuto una buona scelta a venire, lui è reduce da un campionato tormentatissimo a Newcastle, però possiede delle ottime qualità."

Qual è il suo rapporto con Deschamps?
"Didier è... Didier. Lo ritengo un grande professionista, bisogna concedergli il tempo per mostrare le sue qualità di allenatore. Ha tutto per fare bene."

Trezeguet, buona fortuna allora...
"La Juve ne ha bisogno, di fortuna."

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