2005年05月21日
楽しませることを知っている確固としたもの
Juveがスクデットをダントツに獲得しているのは大きな心と勝利のメンタリティーと共に
強固で筋肉を持ったチームだからだ。
しかしイブラヒモヴィッチとデル・ピエロのマジックはスペクタクルを与える。
MILANO, 20 maggio 2005 - La 28ª meraviglia bianconera sembra forgiata nell'acciaio. Quello del carattere di Capello, il suo mentore. La Juventus campione d'Italia 2004-05 ha fatto la differenza con l'organizzazione tattica, la solidità e la concretezza, ma soprattutto con una feroce voglia di vincere.
Affamata. Dopo un anno di digiuno la Juventus voleva tornare ad assaporare il gusto della vittoria, quello che premia ogni sacrificio e che una volta assaggiato dà una dolce dipendenza. Se vinci vuoi farlo ancora ed ancora, non smetteresti mai, ed il gruppo bianconero aveva sì alle spalle una stagione di cocenti delusioni, ma anche un passato di successi. Non si era scordato quanto è bello arrivare davanti a tutti.
I bianconeri sono partiti primi e sono rimasti sempre in testa, tagliando il traguardo scudetto a braccia alzate. Un attimo di smarrimento, umano, comprensibile, quando si sono visti affiancare dal Milan in rimonta, ma poi subito un altro affondo, la rasoiata decisiva proprio sul terreno amico dei rivali, il prato di San Siro, con la combinazione da playstation Del Piero-Trezeguet. E poi ancora avanti fino all'arrivo, senza voltarsi più.
Sul piano tattico la Juve tricolore è una formazione quadrata, equilibrata, che segue uno spartito prestabilito all'interno del quale si esaltano anche i tenori di classe, ma senza troppe divagazioni. Difesa a quattro, un classico per Capello. In porta la garanzia Buffon, sulle fasce Zebina, capace anche di offendere, e Zambrotta, stantuffo a tutto campo. La coppia centrale è quella del Parma di antica memoria (nel calcio 5-6 anni sono già preistoria) Cannavaro-Thuram. Esperienza, carisma, ma anche esuberanza atletica. Pochissime le varianti: a parte qualche sporadica apparizione di Birindelli, l'unico che ha saputo ritagliarsi spazio è stato il duttile Pessotto, capace di giostrare su entrambe le fasce.
A centrocampo la "cerniera" centrale è il segreto dell'ermeticità della difesa della Vecchia Signora. Blasi (o il suo sostituto Appiah) si è dedicato quasi esclusivamente a compiti di interdizione, ma anche Emerson ha limitato le proprie scorribande offensive. Più spazio all'inventiva sulle fascie. A destra le chiavi della corsia Capello le ha affidate a Camoranesi, i cui letali uno contro uno sono stati la linfa vitale della fase offensiva bianconera. A sinistra Nedved, mai al top della forma, ha dovuto centellinare le sue classiche percussioni potenti, concluse di solito con bolidi dalla distanza. Il cambio degli esterni è stato l'uruguaiano Oliveira, ala classica ben dotata tecnicamente, che ha assicurato cambi di ritmo e qualche gol pesante. Con Nedved fuori Capello ha talvolta optato per il tridente d'attacco, con Camoranesi più disciplinato.
In attacco tutti ai piedi di Ibrahimovic. Capello ha iniziato la stagione ruotando le tre stelle: Del Piero, Trezeguet ed Ibra, poi, complici i malanni del francese (comunque confermatosi, se in salute, micidiale in zona gol), ha puntato forte sullo svedese come prima punta, con Del Piero come spalla, ma spesso (e ahilui poco volentieri) sostituito da uno Zalayeta sempre positivo. Lo svedese ha incantato per eleganza, e fin qui la sorpresa è relativa, ma soprattutto per un'insospettabile vena realizzativa. E Del Piero ha firmato la volata scudetto tornando grande nel momento decisivo. Da capitano.
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